Quando mi venne richiesta un’opera per l’ingresso della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, pensai da pittrice che fosse impossibile realizzare qualcosa senza poterlo appendere ai muri; la monumentale architettura neoclassica non lo permetteva, imponendo per di più un severo registro volumetrico che scoraggiava ogni dialogo con presenze nuove. Mi venne in mente l’episodio di Davide e Golia e capii che per avere la meglio in battaglie apparentemente impari, bisogna cambiare prospettiva. É questione di sguardo interiore - e poetico in questo caso - che ribalta la visione stereotipata e, ridimensionandola, la vince. Cosa c’è di più leggero, sottile e innocuo di un filo? E se fosse rosso come quello che nominiamo quando verifichiamo il misterioso unire? Da lì nel mio cuore prese il volo l’idea… e lo realizzai sottile, agile, dinamico, elegante, bello; in totale antitesi con la struttura muraria eppure in un armonico dialogo con essa che ne è risultata, alla fine, ingentilita. Il “miracolo” si è compiuto nel realizzare un’unità prima inimmaginabile e… senza “abbattere” l’avversario!
La facilità con cui l’opera è stata accolta dalla committenza, il favore del pubblico e l’approvazione degli addetti ai lavori, mi ha rivelato che ripartire dalla semplicità è il passo giusto.
Ho sperimentato che quando si parte da un’idea condivisibile, da archetipi e aneliti che già si trovano in noi, si prende coscienza di avere un’unità originaria che ci lega tutti; si scopre di avere un linguaggio comune non fatto di parole; ed è bellissimo coglierlo, perché predispone gli animi all’amicizia e alla familiarità.
Mi rendo conto che Filo rosso sta andando oltre le mie intenzioni iniziali, prettamente concentrate nell’affrontare una sfida artistica. Ho sperimentato con lavori successivi che Filo rosso riesce a creare armonia in contesti sempre diversi. Non tutti i progetti pensati sono riusciti o riusciranno a sbocciare, ma la semina del desiderio di unità si sta rivelando ogni volta feconda.
Questo mi porta a pensare a progetti artistici sempre più vicini alla gente, a desiderare che la mia arte - tratti del mio iconico Filo Rosso - possa essere presente nei luoghi dove si vive, ci si muove, si lavora, si studia, ci si diverte; possa rappresentare la risposta all’anelito comune di non sentirsi mai soli.
Inoltre, l’aspetto fuori scala che rende Filo rosso gigantesco, suscita un gioioso ritorno alle proporzioni dell’infanzia, con la conseguente disposizione al gioco e al vivere nella semplicità.